Le migliori auto d’epoca italiane, economiche, sulle quali investire.

Senza paura di essere smentiti, possiamo affermare che i collezionisti d’auto di tutto il mondo adorano i nostri gioielli. Che siano piccoli concentrati di tecnologia e stile, o icone blasonate che hanno vinto tutto nelle corse, poco importa. Il mercato delle Auto d’Epoca se approcciato sapientemente può dare delle grandi soddisfazioni.

Abbiamo chiesto lumi ad un amico, Alberto Landini di trentatre automotive srl, Azienda di altissima ingegneria, specializzata nei restauri di veicoli importanti, blindature di veicoli speciali e militari, conversione e realizzazioni di vetture da competizione. Alberto è un romantico, quando si parla di Alfa Romeo, o meglio, quando si parla di un mezzo che abbia un motore e usi la benzina gli si illuminano gli occhi.

Alberto Landini

1. Alberto cosa ne pensi del mercato delle auto d’epoca italiane.

L’Italia come suo solito è piena di contraddizioni, siamo il paese che senza tema di smentita ha insegnato al mondo a costruire le auto e oggi ci troviamo come l’inghilterra degli anni 90, scalcagnati e sempre a rincorrere il mercato invece di dare la rotta come sempre fatto in passato. I collezionisti in italia sono di vario genere, dall’appassionato viscerale che dispone di poche risorse e si fa in quattro per dare sfogo al suo morbo, al grande investitore che colleziona per puro lucro. In mezzo una varietà di utenti fra i più disparati, purtroppo per intensità e frequenza l’attività nel settore delle auto da collezione sta subendo i mali della nostra epoca, ossia la burocrazia eccessiva, la pessima regolamentazione e nondimeno questa pandemia che ha spento buona parte delle pulsioni.

Inoltre il sentimento comune è spesso traviato da erronee ideologie ecologiste o direi addirittura populiste che vedono l’auto d’epoca come un bene di estremo lusso inquinante.

Troppo spesso ci si dimentica che proprio per la sua natura l’auto d’epoca è espressione di ingegneria, manifattura, artigianalità, creatività ossia di tutte quelle virtù di cui il nostro paese è pieno e dalle quali ancora non sa trarre le giuste opportunità. Io vivo a Saronno, una città nella quale hanno avuto un ruolo industriale determinante aziende come Isotta Fraschini, con la forgia più grande d’Europa, Breda, Ansaldo, Cemsa (il cui socio di maggioranza era un certo Nicola Romeo), oggi cosa resta? Nulla, nemmeno il ricordo dei più anziani, una città che la gente conosce solo per l’amaretto omonimo.

In estrema sintesi abbiamo tutte le risorse ma non la mentalità per centrare l’obbiettivo.

2. Restomod cos’è e perché sta impazzando. Sei favorevole o contrario.

Oggi si chiama restomod, la brevità del termine è efficace ma non descrive il grande lavoro che sta alle spalle dell’operazione. Nella stragrande maggioranza dei casi ci troviamo di fronte ad altissima ingegneria, squisito design e grande manifattura, oggi il più noto è forse Singer, che è letteralmente esploso grazie ai social, io non dimentico però aziende come Ruf che fa sostanzialmente la stessa cosa, forse meglio, da 40 anni. Come loro tantissimi altri, uno dei precursori fu Vicarage, che aggiornava le vecchie jaguar con meccanica ed elettrica/elettronica di quelle moderne. Per alcuni degli oggetti sublimi ultimo perfezionamento di un bel progetto, per altri orrendi frankenstein che snaturano la storicità del veicolo.

Io sono combattuto, nel 2004 teorizzavo sulla possibilità di ricreare il duetto alfa romeo con scocca in carbonio, sospensioni a quadrilateri e meccanica aggiornata con motori twin spark della 75 ma ricostruiti a nuovo, ero perlopiù deriso, credo dagli stessi che oggi decantano le lodi di Totem o di Alfaholics. Diciamo che se mi trovassi di fronte ad un esemplare ben conservato avrei delle remore nell’intervenire, dubbio che invece non avrei di fronte ad una carcassa, va detto però che ci sono auto che si prestano mentre altre proprio no, è una questione di misura e di gusto, la stessa che differenzia le cose belle dalle cose e basta.

3.Partendo dall’assunto che nulla è più inebriante del profumo della benzina, che ne pensi dalla possibilità di rendere elettrici il cosi detto retrofit veicoli altrimenti destinati allo stop definitivo. Panda 4×4 sisley, Vecchie Vespe, la 500 cosa ne pensi.

Vespa Sprint 150 del 1965

Vale un po’ il pensiero relativo al restomod, se invece delle plasticose macchinette per i 14enni ci trovassimo Milano invasa da coloratissime 500 elettriche, il mondo non sarebbe più bello? Se il numero fosse grande, dovremmo affrontare temi di sicurezza, infatti le scocche di soli 20 anni fa non possono competere in questo ambito con quelle moderne, tuttavia se anche qui fossimo dotati del giusto senno potremmo solamente beneficiarne.

Io stesso uso per gli spostamenti casa-lavoro una moderna Up elettrica e tralasciando ogni considerazione sulla reale natura ecologica dell’elettrodomestico (di cui nutro seri dubbi), la sua praticità è un passo avanti nel vivere quotidiano.

5. Ci daresti cinque consigli validi per poter valutare un’auto d’epoca in serenità.

Uno dei nostri motti è “noi interveniamo quando il cliente ha il mal di testa”, ossia offriamo la nostra esperienza per risolvere situazioni critiche nelle quali generalmente ci si infila da profani in maniera inconsapevole, ma spesso capita anche ai migliori collezionisti per eccesso di accentramento, nella falsa speranza di ridurre i costi al minimo.

È buona norma considerare che al giorno d’oggi i costi non possono mai scendere sotto una certa soglia, pena l’improvvisazione o peggio la scarsissima qualità del risultato che a volte risulta addirittura pericolosa. La situazione tipica è quella dell’appassionato desideroso di imparare che nella foga dell’entusiasmo smonta completamente la macchina nel suo garage (lo smontaggio è sempre la parte più facile che ti fa credere che tutto sia una passeggiata) per poi trovarsi nel migliore dei casi arenato con l’avvocato della moglie che chiede la separazione.

Quindi il primo consiglio è: siete veramente pronti per acquistare un’auto d’epoca? Fatevi innanzitutto questa domanda, perché poi anche nel guidarla vi troverete per le mani un oggetto anacronistico pensato dai dinosauri che nel traffico quotidiano risulterà perlopiù inadeguato e voi probabilmente sarete altrettanto inadeguati nel condurlo.

Ricordo un cliente che dopo aver speso cinque cifre di conto per restaurare una fiat 500f ha grippato il motore alla prima uscita perché si era dimenticato che la guida differiva leggermente dalla sua BMW 530 col cambio automatico.

Il secondo consiglio è: conseguente al primo: se vi approcciate da novizi, scegliete auto non troppo datate o meglio che avete avuto in passato e di cui siete nostalgici, sarà più facile entrare nel meccanismo e quelli che sono oggi difetti diverranno per voi virtù. Se invece non siete alle prime armi fate come vi pare.

Il terzo consiglio è: guidate la vettura se potete prima di acquistarla, se invece non funziona accertatevi almeno che il motore non sia inchiodato (banalmente muovendola con una marcia inserita), che i topi non abbiamo fatto festa di cavi e moquette e che le zone dei duomi delle sospensioni non siano anch’essi sospesi in un intorno di ruggine passante. Bisogna iniziare con vetture che almeno apparentemente siano quasi pronte all’uso, altrimenti vedasi il preambolo. E fate attenzione alle vetture che arrivano dai rivenditori dall’estero e frettolosamente restaurate (ma sarebbe meglio dire apparecchiate) per la vetrina.

Il quarto consiglio è: fatevi seguire nella ricerca e l’acquisto non già (o non solo) dal meccanico di fiducia, ma da un esperto di restauri, o da un serio commerciante con una stabile organizzazione o con una reputazione sana come ce n’è moltissimi spesso grandi appassionati, da un operativo del settore, che sia esso un carrozziere un tappezziere, comunque una figura che sia coinvolta per il 60% del suo tempo con le auto da collezione.

Il quinto consiglio è: non iniziate a smontare la macchina ma chiamateci prima, vi costerà meno.

Fiat 500

un’icona, un fumetto viaggiante, un quadro, una tesi di ergonomia, il ciao a 4 ruote, la 500 è una delle auto più rappresentative della nostra storia, io personalmente non la sopporto. Talmente amata da farmi venire la nausea. Restaurarne una non è uno scherzo, 10k se ne vanno senza nemmeno accorgersi, ma come è così piccola ?! questo è il tipico esempio che le dimensioni non contano, alla fine è di metallo, ha le ruote e un motore con i pistoni come le altre, vero tutto un po’ più compatto, ma le operazioni da fare sono spesso complesse come per le vetture più grandi e quindi… fate attenzione al motore che è raffreddato ad aria (si come le porsche e il ciao) e al cambio che è come quello delle auto da corsa (che fa più figo che dire che non è sincronizzato)

Lancia Fulvia Coupé

Lancia Fulvia I serie 1967 foto gentilmente concessa dal Lancia Classic Teams

una delle tante auto fantastiche di questa grande casa, oggi non è facilissimo reperire ricambi o componenti, e il motore non è proprio alla portata di tutti con la sua particolare architettura, attenzione soprattutto alla ruggine dei longheroni, dei montanti e della base dei vetri fissi, e controllare le sospensioni, un discorso generale che vale per tutte le auto di questi periodi è che utilizzavano assorbitori di vibrazioni in gomma che per sua natura invecchia, avvizzisce e si secca o collassa. Meglio spendere due soldi in più e cambiare tutto in questo “settore” che lucidare la vettura (e ve lo dice un “carrozziere”).

Alfa Romeo Duetto

Alfa Romeo Spider Spider 1600 “duetto” “osso di seppia” Fonte 110 anni di Alfa Romeo

Purtroppo o per fortuna ha raggiunto quotazioni importanti, togliendo cosi a molti la possibilità di godere di questa meraviglia dal motore grintoso. La ciclistica non è il massimo, un pò incerta nella dinamica e con lo sterzo approssimativo. Si trova quasi tutto per sistemarla, complici anche alcuni siti esteri che hanno riprodotto ormai quasi ogni cosa (che costa un botto). La migliore a mio parere è l’ultima serie con i fanali posteriori uniti stile 164, oppure l’osso di seppia prima serie, o magari la coda tronca seconda serie, ma anche una bella quadrifoglio verde aerodinamica… insomma non si sbaglia mai a comprarne una, magari azzurra metallizzata del 1983 con lo spoiler in gomma, il volante in legno, gli specchietti cromati e i cerchi in lamiera con le borchie, quanto di più alfa di così?

Alfa Romeo Alfetta

Alfa Romeo Alfetta Fonte Video raduno storico

qui mi toccate nel cuore, da ragazzino costringevo mio padre a fare Saronno- Milano tutte le sere (o quasi) per vedere dall’autostrada la scritta rossa dell’Alfa campeggiare sopra il silos di Arese, 2.0 a carburatori, luci di bosco, interni in velluto beige, cerchi campagnolo, a 190 orari un fragore in abitacolo che se avevi bevuto il latte producevi una forma di burro. Un’esperienza onirica che mi ha segnato per sempre. Quanto mi piacerebbe averne una. Ruggine a parte sempre alla base dei vetri fissi, è la più tipica delle alfa che potete comprare e forse anche la migliore da guidare e da vivere tutti i giorni.

Lancia Appia

Lancia Appia Seconda Seria anno 1957 foto fonte google immagini

che design! La limousine più compatta che conosco, e quelle porte?! Vogliamo parlarne? No lasciamo stare, perché restaurare o mantenere o guidare quest’auto è da veri signori, e quindi non fa per me. Blu o verde oliva, così bella che me la mangerei. Se ne avessi una la metterei nel salone della mia casa di stile post moderno che ancora non ho costruito e ogni mattina uscendo ringrazierei il mio paese per le bellezze che mi regala.

Ferrari Dino 208 GT4

Ferrai Dino 208 GT4 “fonte foto ferrari.com”

il brutto anatroccolo, no dai forse è peggio la mondial, non sarà una dino 206 ma è pur sempre un esemplare costruito dalla casa d’auto più famosa del mondo, e famosa per auto belle e veloci mica perché serie e pragmatiche. Un po’ come avere a casa un bozzetto a matita di Picasso e considerarlo come carta per gli appunti della spesa. L’avete sentita in moto? E l’avete guidata? Spaziosa, abbastanza comoda, ci si può viaggiare e il motore ha un suono da vera ferrari. E se la guardate bene non è vero che è brutta, anzi è un bell’esempio di design di cui andare orgogliosi, la sua colpa (e il suo unicum) di non centrare nulla con l’allora produzione del cavallino, infatti sembra una lancia stratos allungata, sarà mica l’unica ferrari di serie disegnata da bertone? Il motore mal digerisce le benzine moderne e si bagnano spesso le candele, ma tutto sommato la meccanica è robusta anche perché pensata per il mercato americano. Io ne vorrei una, per usarla o per il salotto postmoderno.

Che carrellata di emozioni, le prenderei tutte. Grazie per le dritte Alberto, le tue parole trasudano di passione, adesso sappiamo a chi rivolgerci se ci venisse in mente di muoverci con chiarezza nel mondo delle auto vintage. Non dimenticarti di invitarci a vedere il tuo salone postmoderno, organizzo una visita guidata.

Voi avete qualche auto d’epoca nascosta e gelosamente custodita in un garage?

Scrivetemi e inviatemi le foto con i vostri mezzi.

IronMario

IronMario

Great amateur triathlete

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